Una passione e un amore lungo 112 di storia. Una passione, due soli colori: il nero e l’azzurro. Questi colori il 9 aprile del 1909 non erano ancora stati scelti quando in una cantina di una casa vicino a Piazza San Paolo a Ripa d’Arno, di proprietà di Piergentino Valori. Quella cantina diventa in pratica la prima sede ufficiale del club. Oltre a Valori, nominato cassiere del club, tra i 21 soci fondatori ci sono Enrico Canti, primo presidente del Pisa, e Ferruccio Giovannini, futuro giornalista della Gazzetta dello sport. Un manipolo di ragazzini, molti di questi facevano che faceva parte della squadra dell’Etruria, darà quindi vita a una storia bellissima e ancora tutta da scrivere. Con i primi risparmi quei ragazzi comprano le maglie con i laccetti e il primo pallone di cuoio. Fino a quel momento si era giocato con qualcosa di sferico ma non con il cuoio.
Due squadre sono troppe. Difficile trovare tracce delle prime partite non ufficiali, una sicuramente porta la data del 16 aprile 1910 contro il Porta a Mare vinta per 4-1. L’attività però era sporadica, anche perché i calciatori erano tutti studenti e soprattutto a primavera inoltrata dovevano fare i conti con gli esami. Sempre nel 1910 vengono scelti i colori nerazzurri omaggio di Ferruccio Giovannini all’Inter che ha appena conquistato il suo primo scudetto. Ma in città non c’è solo il Pisa Sporting Club. Il Pisa Foot ball club, nato nel 1908, è confluito nell’Alfea, società già esistente dal 1906. Si proprio l’Alfea dell’ippodromo di San Rossore visto che tanti fantini stranieri quando non corrono al galoppo si dilettano con il calcio. Due squadre in una piccola città sembrano decisamente troppe per rappresentare Pisa ad alti livelli. Si litiga per la prenotazione dei campi, per le partite da disputare. Insomma non c’è spazio per tutte e due. E infatti ne rimarrà soltanto una.
In un giorno di pioggia. Il campo dirà chi sarà la squadra degna di rappresentare la città di Pisa. La partita della vita va in scena il 28 gennaio 1912. Molti dei calciatori mollano lo studio o le corse e si concentrano sugli allenamenti. Da una parte i granata dell’Alfea, dall’altra i nerazzurri del Pisa Sporting Club. Sulla carta l’Alfea è favorita. < Si capiva che quell’incontro avrebbe definito la supremazia del calcio non tanto nella città ma nel comune ambito sociale – racconta Enrico Canti, in campo quel giorno, a Renzo Castelli in una famosa intervista fatta negli anni sessanta. – Il primo tempo terminò 0-0 ma l’Alfea ci era sembrata fortissima. Aveva un seguito maggiore di tifosi, maglie e scarpe nuove, perfino una bandiera, e noi accusammo una sorta di complesso>. Nella ripresa inizia a piovere e lo Sporting club guadagna subito un rigore. Essinger , detto culo di piombo, stende Mattiello. L’attaccante prende la palla e la mette sul dischetto. Il campo inizia ad essere un pantano e il tiro di Mattiello viene frenato dal terreno, parata facile per Wedard. Il portiere nerazzurro Ferrucci dopo aver parato di tutto nel primo tempo subisce al 65’ la rete di Eschini II ( futuro nerazzurro) , dopo un gol annullato a Donnini.
Qualcosa di magico e diventammo nerazzurri per sempre. L’Alfea è in vantaggio e lo Sporting club a pochi minuti dalla fine con i giocatori esausti sembra sul punto di ritirarsi, ma a quel punto succede qualcosa di magico. Il protagonista diventa Mattiello. < La partita sembrava chiusa – racconta Canti a Castelli. – Mattiello non ci stava ed iniziò ad inveire contro di noi, a offenderci uno per uno. Mattiello era generoso ma anche collerico, ricordo che mi venne vicino. I suoi capelli rossi erano coperti di fango, aveva gli occhi iniettati di sangue per la rabbia e la fatica. Fu una sferzata al mio orgoglio da capitano. Riorganizzai i compagni al di qua della nostra linea di gioco e l’incontro riprese>. Proprio Mattiello è il più deciso di tutti, ruba palla a Essinger e calcia un tiro che stavolta schizza su una pozzanghera e diventa <come una pietra che schizza e va infilarsi in fondo alla rete>, come spiegherà Canti. Uno a uno. Serve un altro gol. E quel gol arriva a cinque minuti dalla fine con le squadre stremate che un irriducibile Saggini segna il gol vittoria. Il gol che cambia il destino e consegna alla storia il Pisa Sporting club e i suoi colori nerazzurri. Colori che nove anni più tardi sfiorarono il titolo di campione d’Italia. Il tutto grazie a quella sfuriata di Mattiello. Sembra che quella rabbia da parte fosse dovuta al fatto che un giocatore dell’Alfea ronzasse intorno alla sua ragazza. Forse è anche grazie a lei che siamo diventati nerazzurri per sempre.
Foto: Pisa 1909 Football Museum – Associazione Cento