Un urlo che parte da Pisa e arriva diretto sul tetto del mondo nel cuore di un’estate che vede la nostra città tornare protagonista delle cronache sportive. Esattamente quarant’anni fa l’Italia vince il suo terzo mondiale battendo 3-1 la Germania Ovest grazie anche a un gol di Marco Tardelli, l’urlo più famoso al mondo dopo quello di Munch, facendo impazzire di gioia un paese intero che aveva voglia di uscire dal buio dagli anni di piombo. Pisa ha partecipato a quella cavalcata, per molti versi inaspettata, con la gioia di una promozione in A appena conquistata e di un entusiasmo senza precedenti intorno alla squadra del presidentissimo Romeo Anconetani. E fu anche l’estate del ritorno del Gioco del Ponte. Un mese intenso, in Spagna e a Pisa, nato il pomeriggio del 13 giugno 1982.
Un punto per la festa. Immagino che un ragazzo con un età compresa tra i 10 e i 20 anni, insomma un teenager, nato e cresciuto a Pisa durante l’estate del 1982 se la passasse piuttosto bene. Ovvio che la vita non poteva essere fatto solo di mare, scherzi e spaghettate davanti alla Tv durante le partite ma sicuramente quel mese magico resterà per molti indimenticabile. Un mese magico che inizia quando la primavera è al tramonto e all’Arena Garibaldi si gioca Pisa-Reggiana. Con un punto i nerazzurri sono promossi in serie A dopo 13 anni di assenza e anche alla Reggiana di Romano Fogli basta un pareggio per restare in B. In panchina c’è il piombinese Aldo Agroppi che riesce in qualche modo a convivere per un anno al fianco di Romeo Anconetani. Uno che come lui non ha peli sulla lingua e un carattere deciso. Agroppi costruisce un Pisa solido che subisce pochi gol e che spesso gioca anche grandi partite ma che soprattutto riesce ad avere una continuità disarmante. Appena tre sconfitte in tutto il campionato. Senza partire tra l’altro con i favori del pronostico. Quel 13 giugno se alzate gli occhi al cielo vedete solo nuvole ma il tempo incerto non sono un presagio negativo. Si gioca alle 16,30 ma alle 15 all’Arena si è già stipati come sardine. In campo non ci sono grosse emozioni ma lo 0-0 accontenta tutti e dopo 90 minuti di canti la festa può esplodere con la tradizionale invasione di campo al fischio finale di Rosario Lo Bello. < I pisani- come scrive Alfio Tofanelli su Il Guerin sportivo- si sono scatenati in mille iniziative di felicità. E’ stato un campionato intensamente sofferto dall’intera città, una conquista fermamente voluta da tutti. In un certo senso sembra anche una favola>. Sulla pista di atletica sfilano auto con bandiere nerazzurre, in curva nord si compone la scritta grazie ragazzi, tra uno sventolio di bandiere e sciarpe. Poi tutti in Piazza dei Miracoli dove Anconetani saluta i tifosi con una A formato gigante che sembra guardare dal basso verso l’alto la meraviglia della Torre Pendente. Gesti semplici ma di grande impatto per una festa che andrà avanti fino a tarda notte. E’ la serie A. La promessa di Anconetani è stata mantenuta. La sera stessa inizia il mondiale in Spagna con l’Argentina di Maradona che perde a sorpresa con il Belgio. L’indomani l’Italia esordirà a Vigo con la Polonia. A Pisa però, in quel momento, nessuno se ne accorge.
Il futuro è adesso. Dopo la promozione il Pisa programma subito il futuro. Anzi, lo ha già programmato. Aldo Agroppi non viene confermato e saluta i tifosi con una intervista a La Gazzetta dello sport: < A Pisa ho trovato un ambiente splendido e un po’ mi spiace andar via. La carriera di un tecnico però è lunga, mai dire mai>. Al suo posto Romeo Anconetani ha ingaggiato il tecnico brasiliano Luis Vinicio. che firma proprio la mattina dopo la promozione ma che era da giorni il prescelto. Un allenatore esperto con una grande carriera in Italia prima in campo e poi in panchina. Le prime parole di Vinicio, sempre alla Gazzetta, sono piene di ottimismo: < Non penso che con questa squadra, rinforzata da due stranieri, ci siano grossi problemi. Del resto sono abituato a lavorare con i giovani>. Vinicio introduce proprio le due grandi novità dell’estate. I primi due stranieri del Pisa nella serie A a girone unico. Il danese Klaus Berggreen e l’uruguaiano Jorge Washington Larrosa Caraballo. Che il Guerin Sportivo, nella probabile formazione, chiama Larrosa e basta. Olte ai due stranieri il Pisa in quel giugno prende Ugolotti dalla Roma, Pozza dalla Ternana e riprende Occhipinti dal Como. In uscita Bertoni alla Fiorentina, Viganò alla Cremonese e Bergamaschi, che festeggia la A con il matrimonio, all’Inter. Il sogno è Monelli della Fiorentina, non arriverà. Ma l’attesa è tutta per gli stranieri. L’arrivo di Berggreen, preso dal Lyngby, vede tanti tifosi all’aeroporto, mentre per Caraballo, preso dal Danubio, si scomodano paragoni con il grande Schiaffino. Berggreen e Caraballo diventeranno entrambi due miti ma per ragioni opposte. La campagna abbonamenti va alla grande. Subito dopo la partita con la Reggiana la tribuna numerata per la stagione 1982-83 è già esaurita, nonostante l’aumento di 30mila lire, e iniziano i lavori per migliorare lo stadio in vista della serie A.
Tra il mondiale e il Gioco del Ponte. Intanto a Vigo l’Italia pareggia le prime tre partite del girone eliminatorio con Polonia, Perù e Camerun e passa il turno solo per aver segnato una rete in più degli africani. Le critiche di tifosi e soprattutto della stampa sono sempre più feroci. Soprattutto dopo la storia dei premi per la qualificazione che scatenano anche una interrogazione parlamentare. Il c.t. Enzo Bearzot è sotto assedio e Paolo Rossi è bersaglio facile dei giornalisti. In certi casi si esagera e per qualcuno la nazionale è l’armata Brancazot. La squadra decide di mettersi in silenzio stampa proprio dopo aver superato il primo girone. A Barcellona ci aspettano Argentina e Brasile. Tutti ci danno per spacciati. Intanto domenica 27 giugno a Pisa torna il gioco del ponte. Nell’edizione classica che conosciamo adesso. Carrello sul ponte di mezzo e il punto che si ottiene facendo cadere la bandierina della parte avversaria. Vince Tramontana per 4-1 su Mezzogiorno con punto decisivo del San Michele sui Delfini. L’ultimo scontro tra Santa Maria e Dragoni non viene disputato. Il 29 giugno l’Italia batte contro ogni pronostico l’Argentina per 2-1 con reti del pisano Marco Tardelli, in rosa c’è anche l’altro concittadino Giovanni Galli che è il terzo portiere, e Antonio Cabrini. Claudio Gnentile non fa toccare palla a Maradona e alla fine se la prende con la stampa. E va anche capito. Perché tutti volevano difendere quel gruppo. La gazzetta titola Trionfo e un po’ tutta la stampa, compreso quella televisiva che si era scatenato soprattutto con il Processo ai mondiali di raitre, inizia a cambiare idea. Il silenzio stampa resta ma nelle città c’è un nuovo fermento. Molti pisani partono alla volta della Spagna. Il 5 luglio Italia-Brasile è decisva per il passaggio in semifinale con i verdeoro che possono giocare anche per il pareggio.
Dal Sarria al Bernabeu in un unico abbraccio. La Spagna non è lontana. Si parte con le nuove Panda 30 o con le più classiche 127, quelle dove si incastravano i palloni Supertele sotto la marmitta, tra le note di Cuccurucu Paloma di Franco Battiato o Der Kommissar di Falco. Lo stadio non è il fantastico Camp Nou e il Barcellona non è ancora Mas que un club. La dittatura di Franco è finita da poco e un colpo di stato è stato sventato nel 1981 e come in Italia c’è tanta voglia di lasciarsi il peggio alle spalle. Si gioca al Sarria, oggi centro commerciale, e se fate caso alle immagini ogni tanto vedrete spuntare qualche cappellino con scritto Forza Pisa. La storia la conoscete. Italia-Brasile 3-2 è la partita delle partite. Quella della rinascita di Paolo Rossi che con una tripletta fa piangere la torcida. Al Camp Nou, l’8 luglio, Rossi segna una doppietta anche alla Polonia ed è l’hombre del partido. L’Italia adesso è tutta unita. Nemmeno Garibaldi è riuscito a fare qualcosa del genere. Pisa partecipa con entusiasmo. Le piazze sono piene dopo tutte le vittorie e adesso si attende con frenetica attesa le ore 20 dell’11 luglio per la finalissima con la Germania Ovest. Per un titolo mondiale che manca da 44 anni, quando c’era ancora il fascismo, e per far definitivamente ricredere anche i più scettici. Il rigore sbagliato da Cabrini non ci demoralizza. Nella ripresa i tedeschi pagano la sfida infinita con la Francia in semifinale e cedono di schianto. Prima Rossi, poi ci pensa Tardelli a far impazzire di gioia Sandro Pertini, un partigiano come presidente, e tutti gli italiani. Un sinistro quasi in caduta, dopo un passaggio del grande Gaetano Scirea, una corsa e un urlo liberatorio, infinito. Con un pizzico di orgoglio pisano visto che Tardelli ha anche indossato la maglia nerazzurra in serie C dal 1972 al 1974 ed è cresciuto nel San Martino. Alessandro Altobelli, su assist dell’infaticabile Bruno Conti, completa il trionfo prima del gol della bandiera di Paul Breitner. Nando Martellini grida tre volte campioni del mondo mentre l’arbitro Coelho, probabilmente l’unico brasiliano felice in quel periodo, prende la palla e la alza al cielo fischiando la fine di un mondiale consegnato alla leggenda. Una leggenda grande come quella dei Rolling Stones che proprio in quella serata, anticipata alle 18,30, riempiono il comunale di Torino con 200mila persone in visibilio davanti a Mick Jagger in maglia azzurra. Dopo quarant’anni sono sempre sulla cresta dell’onda. Dopo le 22 la festa esplode a Pisa e in tutta Italia. Si canta e si balla fino all’alba in attesa di leggere i giornali. A due mesi dall’inizio del miglior campionato di serie A disputato dal Pisa dal 1929-30, il primo a girone unico, fino ad oggi . Sì, è stata davvero un’estate magica.
( si ringrazia Gabriele Masotti per aver fornito il materiale d’epoca necessario per scrivere questo articolo)