Spesso in questa rubrica ricordiamo allenatori, calciatori e partite che hanno fatto la storia del Pisa in chiave positiva. Quella che ricordiamo oggi è considerata una data spartiacque per quei tifosi nerazzurri che hanno vissuto l’era Anconetani e da quel momento hanno sofferto, insieme alle nuove generazioni, per le sorti del Pisa. Il 14 giugno 1994 infatti non è un giorno come gli altri è il giorno dello spareggio di Salerno con l’Acireale. Una sfida persa per 4-3 ai calci di rigore. Quello che di fatto segna la fine del Pisa sporting club, tornato a chiamarsi così da pochi anni, che quel giorno retrocede in C e il 2 agosto sarà estromesso dai campionati professionisti dopo aver sognato addirittura, in un primo momento, un ripescaggio in B per la situazione complicata del Cosenza. E’ la fine calcistica di un grande presidente come Romeo Anconetani che quel giorno , nella città natale della moglie Titina, soffre, incrocia le dita e a tratti non riesce neppure a guardare la partita. Come un tifoso, come uno che ha il Pisa tatuato sulla pelle. Intuendo probabilmente che quel giorno segna l’inizio della fine di una splendida avventura lunga 16 anni.
Il finale di stagione rocambolesco. Per raccontare l’incredibile giornata di Salerno occorre fare un passo indietro fino a domenica 29 maggio 1994. Il Pisa pareggia 0-0 a Verona e al fischio finale i risultati dagli altri campi non regalano la salvezza matematica ma lo 0-0 tra Acireale, una delle concorrenti del Pisa in chiave salvezza, e Bari lascia tutti tranquilli per l’ultima di campionato. Anconetani viene sotto la Curva Nord di Verona, quella dei tifosi del Chievo che quel giorno festeggiano la prima storica promozione in B a Carrara, e salta con i tifosi nerazzurri che cantano torneremo in serie A. Guardando già avanti dopo aver vissuto un campionato denso di paure. Però in quei minuti succede qualcosa che non ti aspetti. Il gol del Cosenza a Cesena manda in A il Bari con qualsiasi risultato. Ad Acireale il furto delle bandierine del calcio d’angolo prolunga l’incontro. Il Bari già festeggia e l’Acireale vuole la vittoria. E la trova al 98′ con un gol di Lo Giudice. Comunque al Pisa per essere salvo basterà battere la Fidelis Andria in casa. Squadra il cui unico obiettivo è l’ottavo posto che vale l’accesso al torneo Anglo-italiano. Il 5 giugno l’Arena è strapiena, fatto raro in quel campionato, grazie anche ai prezzi stracciati. L’Acireale, a quota 34 come il Pisa, gioca ad Ancona e l’altra gara chiave è Cosenza-Pescara, con gli abruzzesi a 33. Se il Pescara perde il Pisa e l’Acireale cono salvi con qualsiasi risulato ma la rete di Marulla a Cesena ha già messo in salvo i calabresi da una settimana. Il Pisa, senza lo squalificato Rotella, coglie subito un palo con Muzzi. L’Acireale va sotto ad Ancona e questo risultato salverebbe il Pisa. I nerazzurri però per evitare rischi cercano la vittoria ma lo fanno con confusione idee poco chiare. Nella ripresa viene espulso Cristallini ma anche l’Andria resta in 10 per l’espulsione del portiere Mondini. I pugliesi hanno terminato le sostituzioni e in porta va Ianuale ma il Pisa non ha più la forza di far male anche perché dagli altri campi la situazione si è stabilizzata da tempo e non è buona. L’Acireale pareggia al Conero e il Pescara vince 2-0. La classifica avulsa premia gli abruzzesi che si salvano e condannano allo spareggio Pisa e Acireale.
Si va a Salerno. In un primo momento lo spareggio si doveva giocare sabato 11 ad Ancona ma l’Acireale contesta la decisione della Figc. I siciliani considerano Ancona più comoda per i nerazzurri e vogliono evitare un doppio viaggio nella stessa città a distanza di pochi giorni. Si cambia data e luogo: Salerno 14 giugno alle 17. Il tifo si mobilita e si stringe intorno alla squadra come ai tempi delle grandi sfide promozione. All’alba del 14 giugno la stazione di Pisa è un insieme di speranze, paure da scacciare e ricordi. In un pomeriggio bisogna difendere 16 anni di storia esaltante e comunque incaccellabile. Ma bisogna soprattutto costruire il futuro. Partendo da quella salvezza. Sulla carta i nerazzurri sono più forti ma se sono arrivati a giocarsi tutto in novanta minuti un motivo ci sarà. In campionato il Pisa ha pareggiato 1-1 all’Arena e vinto 2-1 al Tupparello, nell’unico successo in trasferta di quella stagione griffato da Muzzi e Lorenzini. Alle 7 parte il treno speciale. Con 12mila lire viaggio, cestino e biglietto. In totale saranno circa 4mila i tifosi nerazzurri. All’ingresso all’Arechi i tifosi espongono lo striscione se insisti e resisti raggiungi e conquisti. Anche i tifosi dell’Acireale sono tantissimi. Manca Cristallini ma l’allenatore Bersellini, subentrato a Nicoletti ( che a sua volta aveva sostituito Rumignani prima dell’inizio del campionato) , ritrova Franco Rotella. Il faro di quella squadra.
Maledetti rigori. La partita è la classica sfida della tensione. Gioco poco fluido, tanta grinta e generosità. Il Pisa fa qualcosa in più sul piano tecnico e crea anche qualche potenziale occasione non sfruttata da Muzzi. L’Acireale di Papadopulo probabilmente ha più fame e tatticamente si mostra accorta, con poca qualità ma anche con pochi fronzoli. Badando al sodo, quasi pensando che il portare il Pisa più avanti possibile, sfiancandolo, lo avvicini di fatto alla salvezza. Tutto sommato i siciliani sono in B da ripescati e una mezza impresa l’hanno già fatta giocando per la prima volta tra i cadetti. Il peso di questa partita sembra tutto sulle spalle del Pisa. E il macigno si rivelerà insostenibile da sopportare. Al 90′ il portiere nerazzurro Antonioli toglie un pallone dall’incrocio e porta il Pisa ai supplementari. Anconetani come detto soffre e con lui tutta Pisa. L’arbitro Boggi di Salerno alle 19,30 circa fischia la fine di una partita quasi agonica. Si decide tutto ai rigori. Non una lotteria, come sostengono in molti. Il Pisa porta subito sul dischetto il suo rigorista principe. pasquale Rocco, 9 reti in campionato e 4 dal dischetto, nessun errore, e buona personalità. Rocco prende una lunga rincorsa calcia a mezza altezza e Amato para con la mano di richiamo. Sembra un segno del destino che a fallire sia proprio il giocatore che era stato infallibile in campionato. Sul dischetto va Tarantino che centra la traversa. Tocca al capitano Franco Rotella. Lunga rincorsa traversa anche per lui. Sembra una maledizione. Tre tiri, nessun gol. Un’agonia che non vuol finire. Da quel momento segnano tutti, compreso il livornese Mazzarri, subentrato tra le fila dei siciliani, e si arriva all’ultimo tiro con l’Acireale avanti 3-2. Calcia Susic per i nerazzurri che scivola ma segna spiazzando Amato. Arriva il momento di Giacomo Modica che prende palla e Antonioli cerca il miracolo per andare a oltranza. Rincorsa breve e tiro di sinistro all’angolino alla destra di Antonioli che intuisce ma non ci arriva. Finisce un’era, un epoca difficile da ripetere. Partono i processi, gli interrogativi. Cosa si poteva fare per evitare quella fine durante il campionato. Tutto inutile non lo sapremmo mai. Non sapremmo mai se, nel caso il Pisa si fosse salvato, come sarebbe stato il futuro con un Anconetani , all’epoca vicino ai 72 anni, che iniziava a soffrire un calcio che non era più il suo nonostante competenza e passione, come abbiamo visto in quel pomeriggio calcisticamente drammatico, fossero intatti. Tutto inutile. L’unica certezza che abbiamo è che in 27 anni il Pisa non solo non ha più giocato in A ma ha disputato solo cinque campionati di B. Il prossimo sarà il sesto, terzo di fila. Quella nottata, iniziata 27 anni fa con il viaggio di ritorno a casa probabilmente più brutto di sempre per i tifosi nerazzurri, adesso, sembra definitivamente alle spalle.