La prima in assoluto giocata in serie A tra Pisa e Ascoli risale al 30 gennaio 1983. Il Pisa si impose per 2-1 sui bianconeri al termine di una gara combattuta ed emozionante. Ricca di colpi di scena. Soprattutto nella ripresa. Fu anche il primo grande scontro all’Arena tra i grandi presidenti Romeo Anconetani e Costantino Rozzi dopo il bel 2-2 dell’andata al Del Duca. Alla fine di quella stagione 1982-83 entrambe le squadre conquisteranno la salvezza.
Tutto nella ripresa. Al 53′ dopo una serie di batti e ribatti in area ascolana, Ugolotti lavora un bel pallone a centro area e vede Gozzoli farsi spazio sulla sinistra che calcia in diagonale e trova la deviazione di Gasparini che mette fuori causa Brini. Per Gozzoli poteva essere l’unico gol in 105 partite in neroazzurro, ma alla fine verrà assegnato l’autogol a Gasparini. Gli almanacchi tolgono così una grande gioia al capitano del Pisa. Oggi quel gol sarebbe tutto suo. Il Pisa al 71′ va vicino al raddoppio: Vianello intercetta uno scambio su punizione tra Nicolini e De Vecchi e avvia un contropiede che però non riuscirà a concretizzare. L’Ascoli, passato lo spavento, pareggia al 73′ con un tocco ravvicinato di Carotti che riprende una respinta corta di Mannini su un diagonale dalla sinistra di Monelli. Tutto da rifare. Il Pisa ha il grande merito di crederci e a cinque minuti dalla fine torna avanti. Gozzoli va al cross dalla sinistra, Casale protegge palla appena dentro l’area e scarica dietro per il terzino Mariano Riva, migliore in campo, che lascia partire un mancino di rara precisione e potenza che si infila nel sette. Una rete bellissima, anche per la preparazione. Per Riva è un gol che vale la corsa sotto la curva Sud, visto che all’epoca i tifosi pisani gremivano tutti i settori dello stadio. Per Riva si tratta del primo e unico segnato in serie A. Finisce 2-1 ed è un successo fondamentale nella corsa alla salvezza e allo storico undicesimo posto in serie A. Il miglior piazzamento del Pisa in campionati a girone unico nella massima serie.
Le altre sfide tra i grandi presidenti. Anconetani e Rozzi con la loro intelligenza calcistica e con il loro modo di fare hanno segnato gli anni Ottanta. All’Arena Pisa e Ascoli durante il regno dei due presidenti è spesso stata una sfida combattuta che valeva molto in chiave salvezza. Nel 1983-84 vinse l’Ascoli 1-0 con gol di Greco. Nel 1987-88 finisce 1-1. Fa tutto Miceli: autogol che porta in vantaggio il Pisa e pari nel finale. Entrambe si salvano. Nel 1988-89 finisce 0-0 ma solo i bianconeri di Bersellini restano in A. Le ultime due sfide Rozzi-Anconetani sono in serie B. Nel 1992-93 grande partita del Pisa che sbaglia anche un rigore con Scarafoni e sbatte contro le grandi parate di Lorieri. Il Pisa domina e l’Ascoli segna. Bierhoff in contropiede segna il gol vittoria che toglie le speranze di rimonta in classifica ai nerazzurri sempre più lontani dalla zona promozione. L’Ascoli perde la A all’ultima giornata, 3-2 a Padova, e l’anno dopo si presenta all’Arena a tre giornate dalla fine con il Pisa a caccia di punti salvezza. I nerazzurri di Bersellini vincono 1-0 con un rigore di Pasquale Rocco. Il centrocampista però sbaglierà il suo unico penalty nello spareggio di Salerno con l’Acireale del 14 giugno 1994 che mette fine all’era Anconetani.
Campioni, flop e trofei. Gli anni Ottanta sono gli anni della riapertutra delle frontiere e dell’arrivo di tanti campioni da oltre confine. Tanti di questi assi vennero presi a pezzi contenuti e rivenduti a ottime cifre. Su tutti Klaus Berggreen, che poi formerà una coppia super con Kieft, scovato dai danesi del Lingby e rivenduto alla Roma, su sponda nerazzurra. Mentre l’Ascoli ha puntato anche su stranieri già affermati come ad esempio il brasiliano Josè Dirceu e l’irlandese Liam Brady. Nel 1987-88 Pisa e Ascoli erano rappresentate da due nazionali brasiliani: Carlos Dunga e Walter Casagrande. Squadre che si salvarono all’ultima giornata ma che avevano un valore tecnico molto alto. Nel Pisa c’era anche l’ottimo Paul Elliot e nell’Ascoli la meteora Hugo Maradona, fratello del grande Diego. Nell’estate del 1987 Hugo Maradona sembrava a un passo dal Pisa, ma poi la spuntò l’Ascoli. Diciamo, visti i risultati, che al Pisa non è andata così male. E che Diego Maradona quando disse che il fratello era più forte di lui non è stato buon profeta. Anche due grandi come Rozzi e Anconetani hanno fatto i loro flop. Su tutti l’ivoriano Francois Zahoui, primo africano ad arrivare in Italia, e l’uruguaiano Jorge Washington Caraballo. Due icone paragonabili alle vere e proprie stelle del pallone. Il Pisa e l’Ascoli nel decennio più bello vinceranno anche i loro primi trofei internazionali monopolizzando la Mitropa Cup. I nerazzurri la vincono nel 1985 e nel 1988, i bianconeri nel 1986.
Un modo di fare d’altri tempi. Anconetani e Rozzi rappresentavano la rivalsa della classe operaia che dava la scalata al paradiso del pallone. E lo facevano a voce alta. Soprattutto in trasmissioni sportive come Il Processo del Lunedì di Aldo Biscardi e, successivamente all’Appello del martedì di Maurizio Mosca. Qui Romeo è stato di casa e il collegamento da Pisa avveniva sempre quando aveva terminato il suo Parliamo con Romeo su 50 Canale assieme a Massimo Marini. L’appello era risposta di Mediaset alla popolare trasmissione Rai il cui nome nasce addirittura da una casuale intuizione del grande scrittore Gianni Rodari. Molti anni prima della nascita del Processo Rodari disse a Biscardi che parlava di calcio come si parla in un processo. E in quell’aula televisiva Romeo e Rozzi erano spesso protagonisti. Pronti a difendere le ingiustizie subite dalle loro squadre. Polemiche con arbitri e federazione erano all’ordine del giorno. Ma la gente si innamorò di quei paladini delle piccole che probabilmente facevano molta più audience dei presidenti delle grandi sempre attenti alla diplomazia e all’etichetta. Non solo Mosca e Biscardi, ma Pisa e Ascoli erano molto considerate nelle popolari rubriche sportive. Su tutte Novantesimo minuto. Soprattutto l’Ascoli grazie alla simpatia e alle pronunce fantasiose di Tonino Carino. Anconetani e Rozzi erano senza filtri, sanguigni e pronti a dare battaglia. Non erano solo calzini rossi e folclore, sale in campo e cappotto anche d’estate, scaramanzia e litigate in diretta in Tv. Erano due grandi presidenti che hanno dato lustro a queste due piazze. Non a caso si parla ancora di loro. Moriranno entrambi in autunno. Rozzi il 18 dicembre del 1994, Anconetani il 3 novembre del 1999. Lasciando il calcio più povero di idee, di competenza e di sana ironia.