Storia ultracentenaria, simbolo calcistico della Sardegna intera (unica squadra sarda ad aver militato nelle prime due categorie professionistiche) e concentrato di valori di una terra ricca di tradizioni e fortemente attaccata alle proprie radici. Il Cagliari rappresenta qualcosa che va anche oltre il calcio così come oltre lo sport sono andate alcune imprese, lo storico ed inarrivabile scudetto del 1970 con Gigi Riva ma anche la semi-finale di Coppa UEFA del 1994 (dopo il sesto posto dell’anno precedente con Carlo Mazzone in panchina) e l’Europa League sfiorata nel 2009 con Massimiliano Allegri in panchina. Senza dimenticare il doppio salto dalla C alla A tra il 1988 ed il 1990 con Claudio Ranieri come allenatore: giusto per citare alcuni simboli della storia del club. Legata a tante figure iconiche del calcio uruguaiano che è rimasto legato a doppio filo alla Sardegna ed a cui è stata dedicata la terza maglia celeste e che con il Pisa ha in comune anche alcuni allenatori: Toneatto, Clagluna, Ventura e Semplici fino a Maran. Cagliari che per oltre 20 anni è stato rappresentato da Massimo Cellino tra grandi intuizioni, tanti esoneri ma anche vicende giudiziarie e dal 2014 è di proprietà di Tommaso Giulini imprenditore milanese proprietario della Fluorsid holding attiva principalmente nel settore chimico e minerario e fondata proprio in Sardegna nel 2007: quella dello scorso anno è la seconda retrocessione della sua gestione che ha definitivamente incrinato i rapporti con gran parte della piazza che con Giulini non ha mai legato. Nonostante la discesa in B il Cagliari – che in organico ha il livornese Pavoletti e l’ex neroazzurro Goldaniga – è partito con grandi ambizioni riuscendo a confermare due veri top player per la categoria, cercati con insistenza anche dalla Serie A: i due centrocampisti Marko Rog e Nahitan Nández, acquistando elementi di categoria come Gianluca Lapadula, Marco Mancosu e Filippo Falco affidando la guida della squadra a Fabio Liverani che, forse, proprio contro il Pisa a ridosso della sosta si gioca la panchina. Troppo pochi 16 punti in 12 giornate per una formazione blasonata ed ambiziosa che però probabilmente nella corsa verso la Serie A per riuscire a raggiungerla e poi a rimanerci in maniera propositiva avrebbe bisogno di quell’armonia, compattezza ed unione d’intenti che manca da troppo tempo.