Il Pisa non regala sogni ma solide realtà, un po’ come quello slogan di una famosa pubblicità di qualche anno fa. E le regala anche quando la squadra è tartassata dai casi di positività al Covid-19 e da vari problemi fisici. Il 2-0 di Cosenza non è solo una prova che questa squadra sa gettare il cuore oltre l’ostacolo ma che sa interpretare meravigliosamente il gioco del calcio. Concreta quando deve esserlo, gol alla prima occasione, spettacolare quando trova spazi ampi, solida quando deve difendere e conservare quanto creato. Il collettivo prima di tutto con un Masucci in più che ieri poteva anche segnare il gol del secolo e invece si è accontentato, si fa per dire, di propiziare il primo e di conquistare il rigore del secondo gol. Il Pisa ha tante stelle, quelle di Beruatto e Leverbe brillano particolarmente da tempo, ma soprattutto è un collettivo compatto guidato da un grande allenatore che a volte è stato anche criticato. Lui, luca D’Angelo, da quasi quattro anni risponde sul campo con la lingua che conosce meglio. Quella dei risultati. E oggi potrebbe arrivare il titolo di campione d’inverno. Di sicuro il Pisa resterà primo per un’altra settimana.
Cronaca di una vittoria non annunciata. Al freddo, al gelo e al vento di Cosenza il Pisa dimostra di avere gli anticorpi giusti per poter vincere la partita. Il palo di Millico, con deviazioni di Leverbe e Nicolas, è un segnale che comunque la dea bendata è dalla tua parte. Si sa la fortuna aiuta gli audaci e a volte va anche dai più forti. Il Pisa non sta a guardare e va a cercarsi il successo con piglio e temperamento da capolista. Touré “scippa” il gol a Masucci dopo un’azione nata da un cross di Leverbe e concretizzata grazie anche alla poca scaltrezza di Matosevic in porta. Il Cosenza colleziona angoli ma in area di rigore del Pisa trova sempre un muro davvero invalicabile. I nerazzurri poi decidono di accelerare e allora fioccano le occasioni. Cohen fa capire che quel sinistro è un lusso per la B e invita al gol Masucci che di testa non fa centro. Se non riesce con la capoccia Tano ci prova in rovesciata e anche qui il gol non arriva per questione di centimetri sfruttando una rimessa laterale di Hermannsson e un velo di Touré. Beruatto sfiora il palo e nel finale di tempo arrivano gli unici brividi per Nicolas che respinge di pugno una punizione di Millico e poi chiude bene su Rigione. La gara si chiude all’inizio del secondo tempo quando i soliti noti Beruatto e Masucci, incontenibili per spinta e velocità, confezionano un rigore che definire netto è poco. Cohen sfata l’incantesimo calciando malino ma gonfiando la rete. Terzo gol per lui, come per Touré, e morale che si alza. La gara di fatto viene congelata dal Pisa che al tiro non ha il Sibilli delle ultime domeniche, anche se il suo lavoro è stato eccellente anche ieri soprattutto facendo salire la squadra e creando superiorità numerica, e comunque al tiro adesso ci va sempre con maggior convinzione rispetto alla passata stagione. Il generoso Cosenza di Occhiuzzi è tutto nelle occasioni di Florenzi e Gori che non inquadrano la porta e lasciano disoccupato Nicolas. Tutto questo per dire che a metterla così sembra facile e invece il Pisa ha compiuto l’ennesima impresa del suo campionato. Su un campo dove non vinceva da 32 anni e dove negli ultimi due anni aveva sofferto e lasciato punti pesanti.
Non esiste il Pisa due, esiste il Pisa. Vincere senza Gucher, Birindelli, Lucca, Mastinu, Marin e Marsura, oltre al terzo portiere Dekic,non era facile anche perché in panchina D’Angelo poteva avere pochi ricambi. Ed ecco invece che Davide Di Quinzio torna titolare dal primo minuto con il Pisa dopo circa due anni, era stato all’Alessandria, e anche lui è prezioso perché va a fare la mezala con ordini di copertura. E la fa bene fino a quando non esce toccandosi la coscia. E li entra Siega che non gioca da sei mesi, dal brutto infortunio patito con il Venezia, e anche lui ci mette la sua firma portando quantità con un piccolo neo del rinvio sbagliato sulla chance finale di Gori. Ma quello che conta è che dopo tanto tempo ha reagito bene al ritmo della partita. La difesa più forte tra A e B, 12 gol al passivo, non risente dell’assenza di Birindelli anche perché Hermannsson, pur soffrendo Millico, è di fatto un titolare. Caracciolo e Leverbe sono talmente bravi che ormai i complimenti si sprecano come, lo abbiamo già sottolineato, per Beruatto che ha l’unico torto di non calciare a rete e servire Siega in un eccesso di altruismo quando la gara è comunque in freezer. Applausi a Touré che oltre al gol è tornato ai suoi livelli e applausi a Nagy che magari non offre spettacolo ma garantisce solidità seguendo il filo rosso di tutta la squadra. anche a Piccinini, Cisco e Berra, anche lui all’esordio in campionato dopo l’infortunio, che si sono fatti valere nel finale. Se possiamo trovare un piccolo difetto è che magari nel finale, anche sopra di due gol, non è peccato tenere un po’ di più la palla. Ma sono quisquiglie. Questa squadra sa il fatto suo e nell’ultimo mese ha perso anche il braccino dei finali di gara ereditato dal recente passato. Ora bisogna stringere i denti e sperare di recuperare più giocatori possibili in vista del Frosinone.