Il 3 novembre del 1999 se ne andava il presidentissimo Romeo Anconetani. L’uomo che ha fatto la storia del Pisa conquistando quattro promozioni in A, una in B e due Mitropa Cup. I due allori europei del club nerazzurro. Romeo Anconetani però è stato molto più di questo. e lo spieghiamo in fondo all’articolo. Vogliamo quindi ricordare Pisa-Cosenza attraverso le partite dell’era Anconetani. Sono quattro ma tutte piuttosto significative.
L’ultima serie A. Il 6 maggio 1990 il Pisa pareggia 0-0 all’Arena con il Cosenza e conquista la promozione in serie A con ben quattro giornate d’anticipo. La squadra di Luca Giannini taglia il traguardo a braccetto con il Torino che quella domenica impatta per 3-3 a Trieste( città natale di Anconetani). Decisivo per la matematica anche lo 0-0 tra Reggina e Foggia che avrebbe solo rimandato la festa di nerazzurri e granata. Una promozione fantastica livello di numeri, 51 punti sono il record con i 2 punti a vittoria per il Pisa, ma che in un primo momento sembrava quasi un fatto scontato. Il presidentissimo Anconetani, insoddisfatto al termine della partita, storce il naso e medita di dimettersi. Un mese dopo, al termine della gara pareggiata 2-2 con il Parma, Romeo riaprirà per pochi minuti la Torre di Pisa dando il via alla vera festa promozione per il delirio dei tifosi nerazzurri. Ad oggi l’ultima promozione in A della storia del Pisa.
Due goleade e una sconfitta di rigore. Le altre tre sfide tra il Pisa di Anconetani e il Cosenza si sono disputate in serie B nei primi anni Novanta. I nerazzurri trionfano due volte all’Arena. Un 4-0 nella stagione 1991-92 e un 3-0 nel 1993-94. Nella prima occasione grande protagonista Lorenzo Scarafoni, per lui una doppietta dagli undici metri, in una gara sbloccata da un gol del difensore Mirko Taccola, che beffa uno Zunico un po’ incerto, e dove va a segno anche Marco Ferrante. Nel febbraio 1994 la partita con il Cosenza rappresenta il debutto casalingo di Eugenio Bersellini, aveva debuttato con una sconfitta a Palermo, che si impone con tre gol tutti nella ripresa sotto una pioggia battente. Vanno in gol Muzzi, Polidori e Cristallini. Il 2 maggio 1993 invece un Cosenza in piena lotta per la serie A espugna l’Arena grazie a un gol su rigore di Gigi Marulla. L’attaccante a cui è cointestato lo stadio San Vito. Un punto in comune con Romeo Anconetani a cui è intitolata l’Arena assieme a Giuseppe Garibaldi.
Romeo, dicevamo. Anconetani è stato l’anima di una squadra che ha iniziato a trovare spazio sulle pagine dei quotidiani nazionali grazie a lui. Istrionico, competente, anticipatore di un calcio moderno con la figura del mediatore. I suoi uffici dove conservava le schede di tutti i giocatori dalla serie A alle categorie minori erano una sorta di Transfermarkt ante litteram. Il signor 5%, la percentuale che prendeva dopo ogni affare, ha cambiato il mondo del calcio prima ancora di portare in alto il club nerazzurro. Quando andavi in giro per l’Italia e dicevi che venivi da Pisa, la gente ti rispondeva tre cose: Torre Pendente, Piazza dei Miracoli, Romeo Anconetani. L’esclusione dai campionati dell’estate del 1994 ha fatto ripartire il Pisa dall’Eccellenza ma non ha cancellato quello che ha creato Anconetani. Se oggi il Pisa ha tanti tifosi lo deve principalmente a Romeo. Il suo fiuto per scoprire i calciatori stranieri, tranne qualche eccezione, era davvero sopraffino. In un calcio dove c’era un tetto ai calciatori d’oltre confine è riuscito a portare a Pisa gente del calibro di Klaus Berggreen, Wim Kieft, Carlos Dunga, Paul Elliot, Mario Been, Diego Simeone e José Chamot. Anche Francis Severeyns, zero gol in campionato e 5 in Coppa Italia nel 1988-89, e soprattutto Jorge Wahington Caraballo. Il numero uno delle meteore assieme a Luis Silvio della Pistoiese. Romeo resta una delle figurine più pregiate della storia del calcio italiano, soprattutto perché ha fatto tutto con pochi mezzi. <In Italia comanda Agnelli ma a Pisa comando io>, diceva spesso. E in molti hanno cercato anche di imitarlo. Ma la cosa era decisamente impossibile. Pisa lo ringrazia ancora dopo tanti anni.