Un punto in cinque partite, un attacco spuntato, un centrocampo che non fa filtro e una difesa che ogni partita subisce almeno un gol.L’1-0 della Reggina all’Arena è la fotografia impietosa di una delle partenze più brutte della storia nerazzurra. Da record, ma al contrario. In sei partite ufficiali il Pisa ha perso cinque volte e colto un punto con il Como che non sta tanto meglio visto che è fermo a due punti in classifica.
Una crisi che parte da lontano. Il Pisa di questo inizio di stagione è troppo brutto per essere vero. Dalla mancata promozione in A all’ultimo posto solitario in B il passo è stato troppo breve. Figlio anche di scelte societarie sbagliate dal 29 maggio in poi. Il club ha cambiato allenatore quasi un mese dopo la sconfitta con il Monza e si è mosso troppo tardi sul mercato. Sono stati cambiati troppi giocatori rispetto alla passata stagione e Maran si è trovato a Rovetta ad allenare una squadra diversa rispetto a quella che ha in mano adesso. Probabilmente questa è la cronaca di una crisi annunciata. Dove la parola crisi stavolta è più che appropriata, inutile girarci intorno. Questo poi è uno di quei momenti dove una squadra, pur cercando di metterci impegno, si dimostra impotente e troppo fragile. Incapace di reagire alla prima difficoltà e dare una svolta al proprio destino. Senza grandi idee di gioco, qui entra in causa anche l’allenatore, e soprattutto senza attaccare con quella ferocia e quella determinazione che devono essere nel Dna di una squadra obbligata a far punti. Una compagine che in questo momento deve pensare solo a togliersi dalle pastoie del fondo classifica. Invece no, ci si perde in inutili ghirigori con il pallone che non portano mai a niente. Rispetto alla partita con il SudTirol il Pisa ci ha provato fino in fondo ma ha prodotto troppo poco. Il gol annullato a Masucci, encomiabile nei suoi 20 minuti prima dell’infortunio, e le parate di Colombi su Tramoni e quella su Ionita in extremis. Tutto qui. Comprensibili i fischi e gli striscioni dei tifosi che sicuramente meritano di più.
Pesi leggeri in attacco e tanta confusione. Rolando Maran decide di affidarsi al 4-3-3 senza una vera punta centrale visto che Gliozzi è stato fermato dalla febbre e Torregrossa rientra dopo la sosta. Masucci poteva far comodo giù dall’inizio visto che è l’unico con certe caratteristiche e anche uno dei pochi a vedere la porta con due gol in sei partite ufficiali. Fuori Nagy per scelta tecnica e Marin va a fare lo schermo davanti alla difesa con Ionita sul centro sinistra e Touré di nuovo in campo nonostante sia da troppo tempo il lontano parente del giocatore visto nella prima parte della passata stagione. In difesa rientra Calabresi dopo la squalifica mentre gli altri sono confermati. Anche la Reggina fa il 4-3-3 ma senza strafare mostra più solidità e compattezza. Il Pisa per quasi mezz’ora giochicchia e cerca l’acuto senza trovarlo anche perché i pesi leggeri nel tridente non riescono a fare la differenza. Morutan è bravo tecnicamente ma non riesce ad essere incisivo al tiro, Matteo Tramoni, all’esordio dal 1′, non sembra ancora quel giocatore spumeggiante visto nel Brescia, e infine Sibilli riesce a far meglio le cose difficili rispetto a quelle semplici. In particolare, dopo una gran giocata sulla trequarti, sbaglia la misura del passaggio per Morutan che era praticamente davanti al portiere Colombi. Portiere che nel primo tempo, e per buona parte della ripresa, ha fatto lo spettatore pagante. Non che Nicolas abbia fatto gli straordinari ma almeno ha salvato il Pisa sul colpo di testa di Fabbian in avvio e poi nella ripresa ha rimediato a una deviazione sfortunata di Marin.
I momenti chiave. La costante di questo Pisa è quello di naufragare al primo lancio lungo degli avversari. Stavolta il lancio di Menez, timida la pressione di Sibilli, sorprende soprattutto Beruatto che si vede sfrecciare a destra Canotto che entra in area e segna. Il gol sgonfia ancora di più il Pisa che rischia anche nel finale di tempo quando viene graziata da Rivas grazie alla solita giocata da dietro di Menez che non dà punti di riferimento alla difesa nerazzurra e riesce sempre a creare qualche pericolo. Maran prova a cambiare l’inerzia della gara all’intervallo passando al 4-2-3-1 inserendo Masucci per Rus e mettendo Marin, che nel primo tempo aveva fatto bene contenendo Crisetig, a fare il terzino destro con Calabresi che diventa centrale. Masucci va subito in gol. Serra annulla per fuorigioco che non c’é. Il Var probabilmente se ne accorge ma nell’azione c’è anche un fallo dello stesso Masucci su Camporese. Serra va al var ma non dà il gol. Tutto da rifare e dopo 20 minuti anche Masucci si fa male, problema muscolare, ed entra Cissé assieme a Jureskin che rileva Beruatto. La musica non cambia e la Reggina ha gioco facile. Colombi, come detto, viene impegnato solo due volte. Finisce tra i fischi. Sacrosanti. Adesso le parole con contano più. A Venezia, dove anche Maran si gioca molto, serve solo una vittoria per non restare sotto l’acqua alta. E non ripetere il solito ritornello che siamo solo all’inizio. Occorre una svolta prima che sia troppo complicato risalire la corrente.