Il momento è difficile, complesso. Inutile girarci intorno, per una squadra che ha chiuso il girone d’andata al primo posto ed è uscita dal mercato con rinnovate ambizioni otto punti in sette partite sono decisamente pochi. Undici in meno rispetto al boom delle prime sette giornate. Un’involuzione di gioco e una grande difficoltà a fare gol, palesata anche nel finale della gara persa ieri per 1-0 con la Reggina. La seconda di fila con la squadra a secco. Il quarto zero nella casella dei gol segnati in un anno solare che finora ha visto vincere il Pisa solo nello scontro diretto di Monza. La vittoria del Brianteo per ora non è stata la panacea di tutti i mali ma cercando di trovare uno spiraglio a questo momento no, possiamo dire che ci sono ancora 12 partite. Un’eternità in un campionato che si gioca sul filo di lana, quasi come una finale olimpica dei cento metri. Il Pisa tra le prime è in questo momento quella che sta peggio di tutti ma contro Crotone e Pordenone, penultima e ultima della classe, ha una chance da non fallire per poter tornare la davanti. Vincerle potrebbe ridare risorse mentali e fisiche che in questo momento sembrano sopite proprio alla vigilia di tre scontri diretti in chiave promozione diretta e playoff contro Cremonese, Ascoli e Cittadella prima della sosta per le nazionali di fine marzo.
Impatto da rivedere. Venendo nel dettaglio alla sfida persa al Granillo va detto che il Pisa ha approcciato di nuovo male la gara. Nelle ultime tre partite la squadra ha subito tre gol in avvio di gara, complicandosi non poco la vita. L’esatto contrario di quanto accadeva nella prima parte del torneo, segno che in un torneo così incerto chi la sblocca per primo ha buone possibilità di portare a casa più punti possibile. La Reggina ha aggredito subito i nerazzurri e anche se il vantaggio è maturato da un marchiano errore di Nagy non si può dire che non sia stato meritato. Da quel momento nasce una partita quasi agonica. Il Pisa è tutto un vorrei ma non posso. A centrocampo mancano le idee dello stesso Nagy, non tira il fiato da diverso tempo, e la forza fisica di Touré che balbettano contro Crisetig e soci. La mossa più azzeccata da parte di Stellone è probabilmente quella di piazzare a sinistra Giraudo con Hetemaj praticamente a fianco. Proprio Giraudo nel finale diventa anche un uomo in più nella fase difensiva andando spesso a sbrogliare situazioni difficili anticipando spesso gli attaccanti di testa. Il Pisa ha tirato solo nel secondo tempo e la Reggina ha corso di più senza palla, vincendo proprio con le armi che per buona parte della stagione aveva sfruttato il Pisa. Traversa di Touré e alcune occasioni clamorose nel finale. Su tutte le due di Puscas, che prima trovava l’opposizione di Turati e poi metteva clamorosamente fuori di testa su cross di Lucca. Troppo tardi, troppo poco per rimettere in piedi la partita anche se va detto che il pareggio non sarebbe stato certo un’eresia. Non va dimenticato però che per lunghi tratti è mancata la qualità. Troppi passaggi sbagliati nel mezzo ma anche dal basso con Leverbe tutt’altro che impeccabile in fase di costruzione.
Si può fare di più. D’Angelo inizialmente aveva scelto di far debuttare dal primo minuto Berra e ha riproposto Masucci al centro dell’attacco al fianco di Puscas con Cohen alle proprie spalle. Nonostante le due punte e mezzo la produzione offensiva del Pisa è stata sterile e Turati ha iniziato a lavorare solo al tramonto della gara quando D’Angelo si giocava il tutto per tutto con le tre punte. In particolare Cohen si dimostrava troppo discontinuo e avulso dal gioco. Non abbiamo visto neppure il miglior Beruatto che spingeva con fatica e raramente trovava il fondo. Puscas per 75 minuti non ha visto palla. Il forcing finale è più dovuto alla forza di volontà che alla lucidità. Lucca in avanti non è andato male nel quarto d’ora concesso dall’allenatore, ma tra i nuovi entrati il migliore è stato decisamente Birindelli, che in questo momento merita maggiore spazio dall’inizio. Una sola gara da titolare nelle ultime quattro. Non abbiamo ancora visto al massimo i nuovi acquisti. Benali ha fatto subito due buone cose appena entrato ma poi si è perso nel traffico del centrocampo amaranto, così come Torregrossa ha inciso poco giocando sempre troppo lontano dalla porta. Quello che manca in generale è anche la brillantezza fisica. Marin ad esempio ha lottato quando è entrato in campo ma è stato anche poco lucido in un momento in cui era, per minutaggio, il più fresco di tutti. Nulla è perduto ma non si può nemmeno nascondere la delusione per un momento difficile sotto tanti punti di vista. D’Angelo ora deve dimostrare di saper gestire un momento delicato. In passato lo ha fatto in maniera egregia e il tempo non gli manca, ma anche lui adesso deve sbagliare il meno possibile da qui alla fine del campionato cercando di ridare anche un gioco brillante alla squadra.