Se Nagy,Marin e Hermannsson rappresentano bene il Pisa di oggi nelle qualificazioni ai mondiali di Qatar 2022 una trentina d’anni fa due giocatori del Pisa conquistavano i titoli di campione di Sudamerica e d’Europa. In Cile trionfa l’argentino Diego Pablo Simeone nell’estate del 1991, dodici mesi dopo, con grande sorpresa, tocca al danese Henrik Larsen. Che era in prestito al Lingby. All’epoca in serie B si potevano tesserare solo due stranieri, ma Larsen era sempre di proprietà del Pisa e in procinto di tornare a vestire il nerazzurro. I due si sfideranno poi, quando però non vestiranno più il nerazzurro, nella seconda e per ora ultima finale del trofeo Artemio Franchi, la coppa intercontinentale per nazionali vinta ai rigori dall’Argentina nel 1993. La prima edizione dlla coppa Artemio Franchi, venne vinta dalla Francia nel 1985 con un 2-0 all’Uruguay, è stata l’antesignana della Confederations Cup che adesso va in pensione per far di nuovo posto a questo trofeo che porterà il nome di Diego Armando Maradona. La prima finale si disputerà proprio a Napoli, nello stadio intitolato proprio a Maradona , tra Italia e Argentina. Campioni d’Europa e Sudamerica in questa estate 2021.
Simeone conquista tutti e resta anche in B. Quella che si disputa in Cile dal 6 al 21 luglio 1991 è una Copa America anomala. Prima due gironi eliminatori e poi un’altro girone all’italiana con le cinque migliori della prima fase per decidere la regina del Sudamerica. Diego Pablo Simeone ha impressionato al suo primo campionato in Italia con la maglia del Pisa ed è non solo tra i convocati ma una delle pedine fondamentali di un’Argentina orfana di Maradona a causa della squalifica del suo numero 10 dopo la positività all”antidoping riscontrata dopo Napoli-Bari. Con Carlos Bilardo commissario tecnico Simeone aveva già giocato sette partite in Nazionale ma non era stato convocato per Italia 90. Il nuovo c.t. Alfio Basile, detto “el coco” invece punta decisamente sul centrocampista nerazzurro. Così mentre il Pisa inizia il ritiro a San Lorenzo in Banale e poi a Volterra i tifosi nerazzurri fanno le ore piccole per guardare in Tv Simeone che va in gol nel 4-1 al Paraguay 2-1 che permette alla nazionale Albiceleste di chiudere al comando la prima fase. Simeone mette in mostra le sue doti da giocatore di lotta e di governo. Ovvero quello che non molla un centimetro e va a sempre a recuperar palla ma che è anche in grado di attaccare gli spazi e inserirsi in are avversaria. Prototipo del centrocampista moderno. Nella seconda fase Simeone cresce ancora e va in gol anche nella gara decisiva vinta 2-1 sulla Colombia dove segna anche Gabriel Omar Batistuta, capocannoniere del torneo con sei sei reti, che di lì a breve passerà alla Fiorentina. Il gol di Simeone sblocca la gara con i colombiani grazie a un perfetto colpo di testa su cross da destra di Basualdo. Miglior giocatore del torneo viene proclamato Leonardo Rodriguez, maglia numero 20, poi meteora all’Atalanta qualche tempo dopo. Simeone diventa uomo mercato soprattutto in Spagna. Anconetani lo tiene a Pisa ma un anno dopo lo cede al Siviglia dove corona il sogno di giocare accanto a Diego Armando Maradona, rientrato dalla squalifica.
Larsen castiga i grandi. Per tenere Simeone e Chamot, che approderà nella nazionale dell’Argentina nel 1993, Romeo deve sacrificare un terzo straniero, ovvero il danese Henrik Larsen. In B il regolamento dell’epoca, molto restrittivo, consente di tenere solo tre stranieri e solamente quei giocatori già tesserati. Inoltre non si possono fare nuovi acquisti. La legge Bosman nel 1991 è una chimera. Cambierà il calcio come la caduta del muro di Berlino ha cambiato gli equilibri internazionali. Ma torniamo al 1991. Larsen viene dato in prestito ai danesi del Lyngby. Nel maggio 1992 la storia ci regala l’inizio di uno dei capitoli più drammatici della fine del novecento, ovvero la guerra nei Balcani. La Jugoslavia si dissolve e anche lo sport, già stravolto dalla fine dell’unione Sovietica, viene indirettamente coinvolto. La nazionale della Jugoslavia viene esclusa dagli europei del 1992 e al suo posto viene ripescata, a pochi giorni dal via, la Danimarca. Seconda nel girone di Savicevic, Pancev, Mihajlovic e compagnia che stanno per arrivare a giocare in Italia. Sì perché nell’estate del 1992 si passa intanto da tre a cinque stranieri tesserabili in serie A, solo tre però possono scendere in campo. Comunque la storia è nota. La Danimarca è la Cenerentola calcistica. Da sconosciuta a regina nel giro di due settimane. Larsen è uno dei protagonisti assoluti e non fa rimpiangere il grande assente Michael Laudrup, in rotta con il c.t. Moller Nielsen. il “pisano” segna il gol che elimina la Francia di Platini, poi la doppietta nel 2-2 con l’Olanda in semifinale. Dopo i due gol di Larsen ci pensa Peter Schmeichel, padre di Kasper, attuale numero uno danese, parando un rigore a Marco Van Basten nella serie finale dagli undici metri decisa dal penalty di Christofte. Dal dischetto sbaglia solo il grande attaccante del Milan. In finale la Danimarca gioca una partita di grande intelligenza tattica e di forza fisica con la Germania imponendosi 2-0. Larsen stavolta non segna ma spezza il ritmo dei tedeschi in mezzo al campo. In gol vanno Jensen e, nel finale, Kim Vilfort che in quei giorni fa la spola con la Danimarca dove va a trovare in ospedale sua figlia Line gravemente malata. Purtroppo qui non ci sarà il lieto fine.
Il breve ritorno a Pisa. Dopo l’exploit all’Europeo Larsen viene cercato da diversi club europei. Il suo agente è l’ex nerazzurro Klaus Berggreen. Anconetani, rimasto Chamot e partito Simeone, vuol riportarlo a Pisa e dichiara di poterlo cedere solo per 8-9 miliardi di lire, secondo quanto riporta La Stampa del 24 giugno, vigilia della finale europea. Lo cercano soprattutto l’Eintracht Francoforte e qualche club inglese. Larsen vuol essere ceduto. Nasce un caso di mercato fatto di continui colpi di scena tra il Pisa e il Lyngby e lo stesso Larsen che inizialmente non vuol tornare in Italia. Le posizioni si appianano e Larsen veste di nuovo il nerazzurro ed è in campo nello 0-0 della prima giornata a Taranto. Gioca poche partite e Montefusco spesso lo sostituisce. La sua avventura a Pisa si chiude proprio in quell’autunno con il passaggio in prestito all’Aston Villa. La sua ultima traccia in nerazzurro sono i 23 minuti giocati nella sconfitta per 1-0 a Padova, gol di Modica, datata 8 novembre 1992. In quel pomeriggio inizia a brillare la stella di un certo Alessandro Del Piero, migliore in campo. Ma il suo rapporto con la nostra città resta ottimo visto che il 3 novembre 2019 è tornato a Pisa proprio per ricordare il presidente Romeo Anconetani a 20 anni dalla sua scomparsa.
La coppa degli ex. Il destino del calcio mette di fronte Simeone e Larsen il 24 febbraio 1993. Non più in nerazzurro come nel 1990-91 ma da avversari nella finale della Coppa Artemio Franchi. Il 24 febbraio 1993 a Buenos Aires Argentina e Danimarca si giocano il trofeo in gara secca. Il numero dieci dell’Argentina è di nuovo sulle spalle del legittimo proprietario, ovvero Diego Armando Maradona. Alla Bombonera Simeone e Larsen giocano 120 minuti intensi. Passa la Danimarca al 12′ con un’autorete di Craviotto. Bellissimo invece il pareggio argentino ispirato proprio da un lancio di Simeone per Batistuta che manda in gol Caniggia, in quel momento attaccante della Roma. Simeone è decisamente tra i migliori in campo, Maradona si muove poco ma sui calci da fermo è sempre un pericolo. Finisce 1-1 dopo i supplementari. Ai rigori Maradona non sbaglia e anche Simeone fa centro. Come ai mondiali del 1990 sale di nuovo in cattedra il portiere Goycoechea. In Italia fu decisivo ai quarti con la Jugoslavia e in semifinale con gli azzurri di Vicini a Napoli, a Buenos Aires si esalta di nuovo parando i tiri di Vilfort e Goldbaeck. Si chiude la serie con Saldana che batte Schmeichel, il portiere del Manchester United aveva parato il tiro a Caniggia, e regala la coppa all’Argentina segnando il 6-5 definitivo.