Sono state note le motivazioni che hanno portato alla squalifica di 10 giornate dell’attaccante del Pisa Michele Marconi in seguito alla presunta frase pronunciata nei confronti del centrocampista del Chievo Verona Joel Obi nel corso della sfida disputata all’Arena Garibaldi lo scorso 22 dicembre. Un dispositivo molto lungo nel quale vengono spiegate le ragioni di questa decisioni, sostanzialmente sintetizzabili nel fatto che vengano prese per buone le testimonianze del Chievo Verona e che: “…in ambito esofederale è stato affermato che per dichiarare la responsabilità da parte del soggetto incolpato di una violazione disciplinare sportiva non è necessaria la certezza assoluta della commissione dell’illecito, né il superamento di ogni ragionevole dubbio, come nel processo penale, ma può ritenersi sufficiente un grado inferiore di certezza“. Tra le testimonianze contro l’attaccante del Pisa anche quelle dell’ex compagno di squadra Michael Fabbro il quale ha dichiarato: “ho sentito la frase “la rivolta degli schiavi” rivolta dal signor Marconi nei confronti di Obi, dopo uno scontro di gioco. Contestualmente alcuni miei
compagni in panchina con me, si sono alzati per richiamare l’attenzione del quarto uomo e dell’arbitro“. Ascoltato anche il centrocampista del Pisa Alessandro De Vitis: “…effettivamente c’è stato uno scontro di gioco tra i due giocatori citati ed io ero a circa 15/20 metri di distanza tra loro, ma non ho sentito alcuno scambio di battute o insulti tra di loro. Nello stesso momento, ho ascoltato che dalla panchina del Chievo Verona una forte agitazione, ma non capivo il motivo“. Inoltre convincente per questa decisione anche il fatto che: “…nessuno dei soggetti interessati poteva avere un motivo di rancore con il sig. Marconi tale da poter far dubitare della veridicità di quanto da loro riferito“. Confermato che nessun soggetto terzo ha avvalorato la tesi dell’accusa: Arbitro e Assistenti oltre alla Procura Federale non hanno udito la frase incriminata. Non sono inoltre stati prodotte nuove prove video e audio ed il passaggio incriminato era lo stesso dibattuto in precedenza.
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