Il punto in rimonta, le parate di Nicolas e il gol di Gliozzi sono le uniche note positive del pareggio per 1-1 a Venezia. Nessun passo avanti sul piano del gioco, nessuna scossa, poche idee e tanti segnali di impotenza calcistica. I numeri parlano chiaro. Sia quelli del campionato, sia quelli della partita.
Si salvi chi può. Due punti in sei giornate, 11 gol subiti e 7 fatti, quattro sconfitte e due pareggi risicati a cui va sommata la batosta per 4-1 con il Brescia in Coppa Italia. Ultimo posto e meno cinque dalla zona salvezza. Nessun segno di risveglio per una squadra costruita male e in ritardo nei tempi. Ammettere gli errori non è segno di debolezza ma per il momento la società non ha ancora parlato o preso decisioni. Stavolta però si deve far presto altrimenti la stagione rischia di essere davvero compromessa. Bisogna purtroppo ragionare da squadra che lotta per salvarsi. Questa mentalità non si è vista neppure ieri, tranne forse la difesa del punto nel finale quando la squadra è rimasta in dieci per una doppia ammonizione di Ionita nel giro di pochi minuti. Una ingenuità troppo grossa per un giocatore della sua esperienza. Il pareggio è arrivato più per demeriti del Venezia che per meriti del Pisa in una gara dove l’arbitro Pederzoni ha concesso solo due minuti di recupero nonostante il gioco spesso spezzettato. Dieci angoli contro uno, 65% di possesso palla contro il 35% del Pisa, 18 tiri in porta contro 6 ( 4 a 2 nello specchio), maggior precisione nei passaggi da parte dei veneti, maggior numero di occasioni create, un palo e Nicolas migliore in campo. Grande fatica a livello fisico, di testa la prendono sempre gli altri, e in fase di costruzione e conclusione. Se Gliozzi non si inventa un gol quasi dal nulla, su un rinvio di Calabresi, sarebbe arrivata l’ennesima sconfitta. No, purtroppo il bicchiere non è mezzo pieno. I tifosi meritano di più , anche ieri in 600 in Laguna, e giustamente lo hanno fatto notare. L’allenatore non è il solo responsabile ma per ora non è riuscito a far svoltare una squadra che in campo non riesce proprio a decollare.
Brutta partita ma meglio il Venezia. Una partita però non è solo una somma di numeri, ma anche la fotografia di un momento. E il volto del Pisa è quello di una squadra a tratti impaurita e altre volte spaesata. E per larghi tratti del primo tempo anche il Venezia, privo di diversi titolari, non ha fatto molto di più ma almeno è riuscito nell’arco dei novanta minuti a creare qualche pericolo. Ogni pallone che passa dall’area crea timore ed apprensione. Come in avvio quando Beruatto si perde Candela, un po’ come sabato scorso si era perso Menez, e Nicolas viene salvato solo dal palo. Il Pisa prova a reagire con un cross in area di Nagy e un tiro telefonato dello stesso Beruatto ma poi si assiste a 40 minuti di poco o nulla. Il gol di Novakovich è una prodezza dell’americano agevolata però da una marcatura troppo generosa di Canestrelli che subisce due finte una dietro l’altra. Per fortuna Gliozzi rimette subito le cose a posto. Quello però che non convince è che dopo l’intervallo ci saremmo aspettati un Pisa più gagliardo e tosto. Il gol preso nel finale di tempo doveva essere un colpo per il Venezia di Javorcic e invece, pur senza strafare, i lagunari ci hanno messo qualcosa in più. Tanti pericoli non sfruttati su palla inattiva e un po’ di imprecisione al tiro hanno salvato il Pisa. E ovviamente le due prodezze di Nicolas sul colpo di testa di Ceccaroni e sul tiro ravvicinato di Pohjnpalo. Arrivato dopo l’ennesima infilata per vie centrali.
La confusione regna sovrana. Se dietro si balla a centrocampo manca un giocatore in grado di costruire gioco. Nagy è tornato titolare ma il gioco non passa mai dai suoi piedi. Passaggi sempre in orizzontale e quasi mai in verticale. Ionita e Marin si sono trovatio spesso in difficoltà e sulla trequarti manca fosforo e fantasia. Tramoni, nel 4-3-1-2, gioca troppo lontano dalla porta, Sibilli per ora non è quello delle passate stagioni senza contare che sulle fasce Calabresi e Beruatto non riescono a spingere e soffrono sempre i duelli nell’uno contro uno. Gliozzi ha fatto davvero il massimo nel deserto di palloni giocabili. Maran non ha saputo dare energia alla squadra neppure con i cambi. I primi effettuati solo dopo l’espulsione di Ionita. Sono entrati Piccinini, lo scorso anno ceduto in prestito a gennaio, Toure, ancora lontano da quello dell’inizio della passata stagione, il giovane Cissé e Mastinu che sembrava un punto di riferimento in estate ma che per ora in campionato ha fatto quasi la comparsa per il minutaggio concessogli dal tecnico. La squadra nel finale almeno è stata brava a non commettere ulteriori errori e portare a casa almeno un punto. Oggi la proprietà potrebbe riflettere sul da farsi. O si crede davvero in Maran, altrimenti è meglio fare altre scelte. Tra le varie soluzioni alternative c’è anche quella di richiamare D’Angelo. Di sicuro stavolta bisogna avere le idee chiare altrimenti si rischia di andare incontro al destino in maniera stanca e desolante.