L’ultimo capitolo delle pagelle stagionali a cura della redazione di TuttoPisa è dedicato a Luca D’Angelo e in generale all’andamento della squadra e della sua gestione in questa stagione. Il tecnico pescarese ha vissuto sicuramente il campionato più difficile per una serie di fattori. Un torneo dove molte concorrenti hanno alzato l’asticella e che è stato reso anomalo dall’emergenza Covid che ha colpito anche il Pisa nel momento chiave della stagione. Una nave che ha navigato a lungo in cattive acque e che, come successo anche nelle stagioni precedenti, ha visto il suo nocchiere uscire fuori dalla tempesta quando altri sarebbe andati a picco. Il riferimento è soprattutto alla partenza difficile culminata con i quattro gol subiti da Cittadella e Spal e i soli 7 punti nelle prime 9 partite disputate con la bellezza di 24 al passivo.
Venire fuori nel momento giusto. Il Pisa in quel momento è terz’ultimo e deve recuperare la gara con l’Ascoli che aveva giocato il jolly per la pandemia. E’ un Pisa che balbetta anche con i bianconeri e va sotto 1-0. In quel momento D’Angelo riesce a ricompattare la squadra e ad azzeccare i cambi, come a Reggio Calabria, ribaltandola nel finale grazie ai gol dei subentrati Vido e Birindelli. Senza contare che anche gli ingressi di Gucher e Sibilli avevano cambiato la partita. Da quel momento il Pisa cambia passo e, nonostante qualche sbalzo nelle prestazioni e un eccessivo turn over da parte del tecnico arriva alla gara di ritorno con la Spal in uno stato d’animo di classifica opposto e con qualche perla di primo livello nel mezzo. Su tutte le vittorie di Lecce, Monza e Ascoli che in base alla classifica finale vale la tranquillità più che un posto al sole. Il successo per 3-0 con la Spal rappresenta lo Zenit della stagione e vale il -1 dai playoff e certifica i 33 punti fatti dal Pisa in 20 partite con una fase difensiva che in questo segmento di campionato sembrava aver trovato un equilibrio migliore.
Un finale difficile e troppe rimonte subite. La squadra in quel momento doveva fare i conti con alcune positività al Coronavirus ma da una parte stanno ritrovando morale ed entusiasmo. La trasferta di Pordenone salta perché i neroverdi vengono bloccati dalla Asl ( terzo rinvio causa covid, non per colpa del Pisa, dopo quelli con Ascoli e Frosinone). Dopo il lungo stop dovuto anche alla sosta per le Nazionali il Pisa si sgonfia. Perde tre partite di fila con Pescara, Lecce ( immeritatamente) e Chievo Verona. Il 3-0 al Cosenza è l’ultima risposta di D’Angelo e del gruppo alle critiche e alle difficoltà. Un3-0 che scaccia i cattivi pensieri ma non ridà slancio per cercare di artigliare i playoff in extremis. La squadra viene rimontata a Pordenone e sconfitta a Frosinone mentre sembrava in totale controllo. Qui i cambi di D’Angelo hanno fatto la differenza in negativo. Il 2-2 con il Venezia è specchio della stagione. La squadra va avanti di due gol, poi non riesce a gestire il vantaggio e viene anche penalizzata da alcuni errori arbitrali. Il punto vale la salvezza matematica ma alimenta più rabbia che sorrisi. Le ultime due gare servono per sperimentare qualcosa anche a livello tattico e per chiudere con una vittoria con la Virtus Entella. Sono troppe però le 12 rimonte subite da situazione di vantaggio, tre addirittura sopra di 2-0, mentre la squadra ha rimontato soprattutto nella prima parte mentre nel girone di ritorno solo con Vicenza e Virtus Entella ha rimediato dopo esser andata sotto.
La gestione della rosa e i numeri. D’Angelo ha mandato in campo 29 giocatori diversi, sia perché è un tecnico che cerca di utilizzare tutti gli elementi della rosa sia per il fatto che la stagione non è stata fortunata sotto il profilo degli infortuni. Da Varnier a Masucci, passando per Vido, Sibilli, Meroni e tanti altri che sono stati bloccati o per un motivo o per un altro. Solo sette giocatori hanno giocato più di 2.000 minuti, sintomo che non esiste una vera e propria formazione tipo. Di positivo resta il fatto che D’Angelo riesce a mandare in gol 17 giocatori diversi. Le tante partite ravvicinate portano a un turn over ampio anche se a volte il mister ha un po’ ecceduto con i cambi iniziali. Ad esempio la coppia d’attacco migliore Marconi-Vido ha giocato solo 90 minuti assieme in tutta la stagione. Proprio Vido è il giocatore più sostituito da D’Angelo che invece ha puntato più di tutti sugli ingressi di palombi e Siega, 16 a testa, che però, a differenza ad esempio di Sibilli, non hanno mai cambiato volto alle partite. Nel gioco di D’Angelo, comunque sempre propositivo, le palle inattive sono determinanti sia in positivo che in negativo: 10 i gol segnati da fermo, sui 54 totali, 13 quelli subiti, che confermano poca abilità nel gioco aereo nella propria area, sui 59 subiti. La differenza in tanti gol poi la fanno sia le palle rubate che quelle perse, segno che un po’ di equilibrio manca. Ma forse è inevitabile per la filosofia con cui è costruito il gioco della squadra.
Riflessioni finali. Al di là dei numeri e di qualche valutazione opinabile sul minutaggio di alcuni giocatori, forse Sibilli e Quaini potevano trovare più spazio, e sulla gestione della posizione di Gucher da trequartista e del ruolo del play davanti alla difesa, dove si sono alternati Mazzitelli, Marin, De Vitis e lo stesso Quaini, il tecnico ha comunque centrato senza affanni la salvezza. L’obiettivo iniziale era un altro ma per come si era messa all’inizio va detto che la squadra non ha mai seriamente rischiato di venir risucchiata in cattive acque da gennaio in poi. Questo è merito anche di un mister che ha sempre creduto in un gruppo che però oggettivamente, dopo tre stagioni, va un po’ rinnovato. Dal mercato di gennaio, Gori a parte, non sono arrivate le risorse per fare il salto di qualità nonostante l’arrivo di un paio di mancini, al Pisa mancavano giocatori con un buon sinistro, come Beghetto e Mastinu. Non va però dimenticato che stiamo parlando di un tecnico e di un uomo che da tre anni ci mette sempre la faccia e che ha conquistato una promozione in B grazie a un finale perfetto e al primo anno tra i cadetti non ha centrato i playoff solo per la classifica avulsa. Al terzo anno a molti tecnici è andata peggio. Non a caso un tecnico per tre anni di fila sulla panchina del Pisa non si vedeva da 20 anni, dai tempi di Francesco D’Arrigo. Bravo lui a navigare bene in acque tempestose. E con una linfa nuova nella rosa potrebbe continuare a fare ottime cose. Voto 7